2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
È presente tanto della mia vita reale in quanto da adulta ho scoperto di essere dislessica e oggi, in seguito ad anni d'insegnamento e di studio, mi metto dalla parte di chi trascorre un percorso scolastico difficile e travagliato. Ho avuto veramente attorno a me persone speciali che mi hanno saputo capire e incoraggiare. Nella vita è indispensabile avere accanto la persona giusta al momento giusto e non tutti hanno questa fortuna. Per questo Gianna ce l'ha fatta!
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Quest'opera ha significato molto per me. Chiamarla opera mi sembra eccessivo, direi un libro che inizialmente è stato realizzato come tesi di uno studio sui Disturbi Specifici d'Apprendimento, ma in seguito è stato trasformato in romanzo per renderlo accessibile a tutti e per chiarire tante situazioni presenti, passate e future. È stata come un riscatto per tutto ciò che ho subito nella vita scolastica e personale.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Infatti! Proprio perché inizialmente nasceva come opera scientifica, un titolo del genere "Dsa in comorbilità con ADHD", era incomprensibile. Ma in un secondo tempo è diventato il romanzo dal titolo "Non posso, non voglio, devo": sono tre verbi che, in positivo, mi ha suggerito una persona per me importante e sono diventati determinanti per superare difficoltà e paure.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Vorrei "Il piccolo principe" per non dimenticare mai la bambina che c'è in me con le sue fantasie e i suoi sogni. Ci sono due scrittori che non abbandonerei mai e sono Susanna Tamaro e Dario Fo: la realtà vera e bizzarra, l'ironia e la beffa....Sono da me preferiti l'uno per la semplicità e l'altro per l'ironia.
6. E-book o cartaceo?
Senz'altro io, come lettore preferisco avere l'e-book, così posso anche ascoltare i libri con la sintesi vocale, ma amo avere una libreria, e del cartaceo non me ne libererei mai.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Ancora ho scritto soltanto un libro, non posso parlare di carriera, ma certamente era "un sogno nel cassetto": dall'età di 10 anni ho iniziato a scrivere diari con la speranza di poter un giorno pubblicarne qualcuno!
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'input principale che fa nascere in me il desiderio di scrivere è stato l'episodio, realmente accaduto, raccontato nel romanzo della poesia scritta da Gianna: rimane da tempo conservata questa poesia sull'Amore disprezzata e strappata da una prof che ha influenzato tanti insuccessi scolastici. Ancora oggi capita di mortificare e scoraggiare gli studenti per episodi anche più banali e quindi vorrei lasciare un messaggio di speranza a coloro che hanno difficoltà e di attenzione a chi "pesantemente" determina il destino scolastico altrui.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
La mia emozione è indescrivibile. Non mi sembra vero. Ho gioito e sofferto mentre scrivevo, rileggevo, tagliavo e modificavo...è stato come un quinto figlio da far nascere, accudire e renderlo piacevole per tutti.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mio zio, sacerdote, grande studioso, scrittore e lettore verso il quale provo stima e affetto.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L'Audiolibro è un ottimo strumento culturale, oggi ancora è poco fruibile, abbassando i costi, ma non troppo, potrebbe essere un modo per risollevare l'editoria in genere.